Biografia

 

La Prof.ssa Anna Maria Padelletti-Zumpt nacque il 9 gennaio 1916 a Montalcino, in provincia di Siena, e morì a Firenze il 14 dicembre 1996.

Figlia unica del Dott. Carlo Augusto Padelletti-Zumpt (n. 4-08-1871 a Zola Predosa (BO), m. 17-05-1957 a Montalcino) e della Signora Jeanne Fanny Antoinette Grenier (n. 8-03-1885 a  Céligny, Ginevra e m. 25-12-1951 a Montalcino), Anna Maria ha rilevato tutte le sfide della vita con viva intelligenza ed indomito coraggio.

Essa riceve la stessa educazione che quella impartita ai suoi tre fratelli da un istruttore privato. Poi continua i suoi studi collegiali ad Arezzo e quelli universitari a Firenze in Scienze Politiche e Sociali. É a quell'epoca che fa la conoscenza dell'artista pittore Giuseppe Pignataro, conosciuto negli ambienti artistici sotto lo pseudonimo di Veniere.

Giuseppe (n. a Galeata, Forlì, il 27 ottobre 1911, m. a Barberino di Mugello, Firenze, il 4-03-1977) è Siciliano. Suo padre, il Dott. Luigi Pignataro, è medico a bordo dei transatlantici che fanno la navetta fra l'Italia e l'America del Nord ed è sposato con la distinta Signora Marianna Alongi. Destinato a diventare medico come suo padre, e perciò inviato a Firenze per iscriversi alla Facoltà di Medicina, Giuseppe preferisce invece fare i suoi studi alla Scuola di Belle Arti, sotto la guida di Soffici.

Quando Anna Maria lo incontra, se ne innamora subito e vorrebbe sposarselo immediatamente, ma suo padre la persuade di andare prima a conoscere la famiglia Pignataro ad Adrano (Catania). Quel viaggio la rinforza nella sua idea e, tornati in Toscana, si sposano nella cappella della famiglia Padelletti a Montalcino il 24 ottobre 1938.

Il 31 maggio 1940, allorché l'Italia entra in guerra, Anna Maria partorisce della sua prima figlia, Benedetta. Il 2 giugno 1942, essa da luce al suo secondo, Costanzo, che muore di tosse canina a tre mesi e della cui morte non si consolerà mai. Seguono Luigi Carlo il 22 agosto 1943 e Sofia il 5 aprile 1945.

Durante la guerra, Anna Maria pensa soprattutto ad allevare i suoi bambini in condizioni precarie, nella penuria caratteristica che conosciamo. I suoi tre fratelli ed il padre sono partiti al fronte e vengono raramente in congedo militare a casa Padelletti. É un periodo difficile per tutti, ma specialmente per le donne ed i bambini.

Sono gli anni della seconda guerra mondiale, stressanti e debilitanti anche in un villaggio come Montalcino. Come la casa familiare occupa una posizione strategica dominando la strada fra Roma e Firenze, le armate occupano, ognuna a turno, il giardino sottostante scavandovi profonde trincee e campeggiandovi.

Visto che Giuseppe, che non si è mai arruolato, si assenta spesso per andare a Firenze per "affari", Anna Maria confida la guardia dei suoi due bimbi alla madre e va a raggiungerlo.

Fra essa e Giuseppe le cose vanno male. Incinta di qualche mese, essa scopre che il marito ha un'amante fiorentina, una donna di mondo vedova di un ufficiale, e capisce meglio tutti i va e vieni del  marito. Guardandosi bene dal dirgli che aspetta un bambino, essa lo scaccia da casa dicendogli d'andarsi a trovare un lavoro o di farsi mantenere dalla sua amante.

Partorisce della sua ultima a Montalcino e, appena le università riaprono le porte, essa continua a studiare per ottenere la laurea in Scienze politiche e sociali, che consegue con lode. Parallelamente, ottiene il diploma di professoressa di litteratura francese dall'Università di Grenoble (Francia). Passa i diversi concorsi indetti dal ministero dell'educazione nazionale, per insegnare la lingua  francese nei licei in Italia.

Quando Amintore Fanfani, che era stato suo professore ad Arezzo, decide di entrare in politica, la incarica di organizzargli la sua prima campagna elettorale che vince grazie a lei.

Durante tutto questo tempo, è sua madre che si occupa dei suoi bambini nella casa di Montalcino. Poco dopo la morte della madre, Anna-Maria decide di sottrarre i suoi figli alle angherie dei suoi fratelli e se li porta con se nei vari villaggi toscani dove insegna (Abbadia S. Salvatore, Cortona).

Improvvisandosi traduttrice durante le vacanze estive, traduce e riduce opere di Jules Vernes per Mondadori.

Visto il misero salario di insegnante, Anna-Maria decide di cambiare mestiere ed ottiene il posto di Relazione pubbliche presso il Consiglio dei Ministri a Roma, grazie all'intervento di Fanfani e di altre personalità politiche.

Giornalista ricercata, scrive la sera articoli politici incendiari per diversi giornali. Per arrotondare gli introiti, insegna relazioni pubbliche ed umane presso il Liceo internazionale di Interpreti di Roma. É contattata da diverse case editrici ed uffici statali per dare la definizione esatta di neologismi. Frequenta per lavoro l'ambiente diplomatico e diventa consigliere di sintesi per la Francia, ciò che la spinge a fare diversi soggiorni a Parigi. Infatti, è questo il periodo in cui diversi paesi delle colonie francesi accedono all'indipendenza. Partecipa a conferenze e congressi nazionali ed internazionali, divenendo sempre più conosciuta ed apprezzata. Continua a spalleggiare Fanfani nella sua carriera politica.

Quando la figlia maggiore si sposa a Brusselles con un diplomatico marocchino, la segue per entrare alla CEE. Fà parte come soprano con la figlia Sofia della corale dell'orchestra sinfonica di Brusselles. Contemporaneamente, fa parte del Comitato Agadir, incaricato dall'Ambasciata del Marocco di raccogliere I fondi per ricostruire la città distrutta dal terremoto. Si occupa anche di accudire ai nipotini, figli della figlia maggiore. Non tralascia peraltro il giornalismo, continuando a scrivere articoli per i giornali italiani.

Dopo un soggiorno di due anni in Belgio, ottiene direttamente dal Ministro dell'Educazione nazionale un contratto d'insegnamento nel Congo Belga, dove resta quindici anni a Kinshasa, con i due figli più giovani. Continua anche il suo lavoro di consigliere di sintesi per la Francia ed è tanto celebre da ricevere a casa la visita del Presidente Pompidou. Ha molto a cuore l'educazione e l'avvenire dei giovani africani nell'ambito familiare e scrive diversi articoli per l'Unicef ed altri organismi internazionali.

Non tralascia peraltro la propria famiglia ed alleva figli e nipotini nella sua residenza al centro di Kinshasa, vegliando anche su quelli che non vivono con lei. Passa ore alla macchina da scrivere per smaltire la numerosa corrispondenza con figli e parenti lontani. Il suo affetto verso la famiglia è imperituro e si manifesta con aiuti concreti e cospicui.

Nel 1975, per poter usufruire della pensione e vivere presso il figlio Luigi, ritorna in Italia, dove abita a Firenze. É questo un periodo molto difficile, perché Anna-Maria deve lottare per ottenere l'anzianità richiesta per la sua pensione. Infatti, il ministero non le riconosce i 15 anni passati ad insegnare in Africa, visto che non è passata dal ministero degli affari esteri per stabilire il contratto di lavoro. Deve quindi tornare ad insegnare il francese nei licei italiani.

Nominata direttrice di una casa di reabilitazione per tossicomani e giovani delinquenti nella provincia di Firenze, essa vi incontra un uomo diabetico e cieco, se ne innamora, lotta per farlo scolpare, gli fa imparare l'alfabeto Braille, se lo sposa il 20 luglio 1983 e lo fa reclutare al municipio di Firenze come centralinista. Si tratta di Leonello Gambassi (n. a Viterbo il 17-02-1941, m. a Santo Domingo il 29-04-2004). Essa sarà per questo  secondo marito il suo cicerone, la sua guida, i suoi occhi, accompagnandolo fedelmente ovunque, prendendo cura di lui come di un bambino, visto che essendo cieco non può fare niente senza l'aiuto della moglie.

Anna-Maria, colta ed erudita, ha il carisma e la bontà del padre, la gentilezza e l'altruismo della madre. La sua generosità è come i suoi affetti senza limiti. É una persona simpatica ed aperta che si attira facilmente la stima di tutti. É una donna che ha imparato da sola a tagliare e a cucire l'abbigliamento per se e per i suoi figli, a raccomodare le scarpe, a costruire armadi, a fare la calza e l'uncinetto, a fare l'imbianchino ed a dipingere.

La pittura è uno dei suoi passatempi preferiti degli ultimi anni della sua vita. Comincia col fare riproduzioni di quadri di pittori celebri, per poi lanciarsi in composizioni proprie di paesaggi, ritratti e nature morte. Espone in solo e vende abbastanza bene. I suoi quadri fanno parte delle collezioni private di banche e chiese. Questo suo successo artistico le reca una certa notorietà e soddisfazione personale.

La sua preoccupazione costante è sempre stata il benessere dei suoi figli ed è a loro ch'essa ha consacrato tutti i suoi pensieri e tutte le sue energie durante tutta la sua vita. Le è dispiaciuto immensamente di non aver mai potuto contare sull'aiuto dei suoi tre fratelli che, invece di volerle bene e di aiutarla, si sono alleati per vilipenderla. Essa ha contato solo sulle sue energie per farsi strada ed ha saputo perdonare la fellonia dei suoi fratelli. Fortunatamente, Anna-Maria era una persona dotata di un coraggio straordinario. Fra le altre cose, essa ha saputo tramandare ai figli il "culto degli antenati". La sua vita e le sue azioni costituiscono un esempio straordinario per la sua numerosa discendenza e per tutti coloro che l'hanno conosciuta ed amata. Una eredità, questa, inalterata dal passar del tempo.


Mamma
L'essere primordiale!
Per me l'Alfa e l'Omega.
Colei che mi ha insegnato ad amare
Incondizionalmente
Che mi ha nutrita del suo sangue!

Mamma
La prima parola spontanea
Innata e meravigliosa
Che riassume in se tutta la vita
Tutto l'amore del mondo
E tutto il dono di se!

Come narrare in qualche parola
Tutto ciò che mi hai dato ?
Sei tu che mi hai insegnato ad essere.
É con te che ho fatto
I miei primi passi incerti

E, da un vagito inarticolato,
Mi hai appreso ad esprimermi.
Imitavo tutti i tuoi gesti
Una bambola fra le mie braccia
Cullavo seguendoti passo a passo
Cantando una ninna nanna

Mentre tu ninnavi il tuo bambino
In un va e vieni incessante
Nella grande camera desolata
Perché tuo marito, mio padre,
Ci aveva abbandonate
E sole eravamo.

E piangevi e singhiozzavi
Con un gran rumore di lacrime
E desolazione
Cercavo invano di rassicurare
La mia bambola di cenci
E tu il tuo bambino.

Ma ho altri ricordi di te
Donna di carriera
Madre e padre
Donna di testa e di cuore
Che pretendeva parlare da uomo-a-uomo
A questi signori i politici

E li sorprendevi col tuo spirito,
La tua indipendenza ed il tuo coraggio,
Piegandoli al tuo volere
E impiegavi la tua bellezza e il tuo fascino
Come un'arma terribile
Per guadagnare il nostro pane quotidiano.

Per pagare i nostri studi e l'affitto,
Quanti articoli di giornale,
Quante traduzioni mal pagate,
Quante notti bianche a comporre
Sulla tua macchina da scrivere portabile,
Più un giocattolo che vero strumento.

E la tua " politica " di cui eri  
Così fiera di poter interpretare
Ed usare a tuo vantaggio
Per le campagne elettorali,
Giornalista incomparabile,
Tutti i sotterfugi.

Le tue righe micidiali
Più di un uomo hanno fatto tremare
E le tue lettere proverbiali
Nessuno può mai dimenticare
Perché miravi giusto
Dicendo la verità cruda

E le quattro verità
A tutti coloro
Che avevano osato
Sfidarti
O violare la morale!
Tu, Anna Maria Padelletti
Così fiera di esserti meritata i tuoi galloni
Così orgogliosa della tua progenie
E così gentile e materna
Così intera nei tuoi amori
Ed i tuoi odi!

Madre comprensiva,
Donna esplosiva,
Una vera bomba a ritardamento!
Fuoco d'artificio stupefacente,
Lanciavi le tue fiamme
A qualsiasi persona osasse
Attaccarsi ai tuoi figli,

Che hai difeso di tutte le tue forze
Fino al tuo ultimo sospiro
Fino alla morte che hai affrontato da sola
Ed uscendo dal coma un momento
Hai detto a tuo fratello, mio  zio,
" Non è vero! Sei un bugiardo! "
Quando questi sparlava di tuo figlio, mio fratello.

Donna leonessa,
Donna di fuoco,
Ha il tuo spirito infine
Potuto trovar pace
Dopo tante sofferenze ?
Lo spero, lo desidero, lo voglio !
Perché, mamma, a cosa serve battersi?
Lasciaci questo retaggio
Tocca ora a noi rilevare
Le sfide e portare la tua fiamma!

Ci hai dato la vita
E con essa questa responsabilità immane
Di scegliere la nostra via
E portare alta la bandiera
Di questa eredità
Di donne e uomini forti
Dal coraggio indomabile
Che niente al mondo sopraffà !

Tu ci hai insegnato il culto degli antenati
A venerare e a rispettare gli anziani
A essere fieri della nostra stirpe
Rispettabile e degna
Di letterati ed intellettuali
Di filantropi e filosofi

Di uomini e donne che hanno combattuto
Per l'indipendenza del loro paese
Che hanno issato alto lo stendardo
Dei loro ideali e dei loro amori
Che hanno lottato con passione ed abnegazione
Senza mai venir meno, senza indietreggiare né piegarsi
Senza paura e senza alcuna esitazione.

Tu ci hai inculcato un coraggio alla Don Chisciotte
Con un certo senso dell'umorismo…
A saper stimare gli umili
Ed i dimenticati dalla sorte
A saper cambiare amara sconfitta in vittoria
A contentarsi di poco e a saperlo sfruttare
Alla potenza massimale.

A creare da un nulla un oggetto d'arte
Ad alzarsi presto e coricarsi tardi
A essere sempre disponibili e sempre pronti
A qualsiasi ora del giorno e della notte
A fare i bagagli, se necessario, e a partire
Senza un rimpianto e senza un sospiro
Per altre meravigliose avventure!

A mai rimandare all'indomani
Ciò che può essere compiuto oggi.
A mettere in opera ogni progetto
Senza tardare e senza esitazione alcuna.
Ad andare avanti e mai indietreggiare.
Salvo quando necessità obbliga,
E allora saper fare voltafaccia rapida
Ed affrontare situazioni e nemici,
E tagliare quando si deve tagliare
Perché medico pietoso
Rende la piaga putrida!

Da te abbiamo imparato la stoicità
Come gli antichi Spartani
Come gli antichi Romani
Di cui tu ci raccontasti la storia.
E Giulio Verne allora?
Era il nostro preferito.

Quanto ne abbiamo sognato
Dopo che tu ce ne traducesti i libri?!
Ogni notte, prima di addormentarci
Ti si ascoltava raccontare senza sosta,
E quando non restavano più racconti da leggerci,
Investasti delle storie fantasiose
Ancora più interessanti e misteriose
Perché erano il frutto della tua fertile immaginazione.

Tu eri intarissabile e noi talmente assetati
Che le ore passavano come minuti
"Ancora, si reclamava, e dopo ? "
Momenti grandiosi!
Tu ci svegliavi 
Al mondo ed alle avventure senza fine.

Perché ti ho tanto amata?
Ma come e perché resisterti?
Tu eri e sei ancora per me
La più cara amica al mondo
La mia confidente di sempre
La mia ispiratrice ed il mio esempio!

E adesso che sei partita
Cammino in questo paesaggio immaginario
Accanto a te, tenendoti per mano.

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